Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo PDF Stampa E-mail

Nome del Gruppo Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo
Indirizzo Via Cesare Martelli, 15 – 29122 Piacenza
Responsabile Dott. Carlo Ruspantini
Telefono

0523 499424/84

E-mail

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Sito Web www.africamission.org
Paese in cui opera il Gruppo

Uganda

Dati essenziali del Paese: sociali, economici e politici:

La Repubblica dell'Uganda è una nazione dell'Africa centro-orientale indipendente dal 1962. La storia dell’Uganda è una delle più travagliate del continente. La politica di divisioni tribali adottata durante il protettorato della Gran Bretagna ha lasciato il segno nel Paese, dando il via ad una lunga serie di colpi di stato e repressioni interne che hanno provocato centinaia di migliaia di morti. Tra il 1997 e il 2002 l’Uganda è stata anche impegnata nella guerra congolese, il conflitto più sanguinoso dalla seconda guerra mondiale. Le truppe ugandesi hanno occupato per diversi anni l’estremità nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo e si sono ritirate solo nel 2002, in seguito alla firma degli accordi di pace. L’Onu ha però più volte accusato Kampala di condizionare il processo di transizione in Congo e di sfruttare indebitamente i traffici di minerali preziosi presenti nel paese. L’attuale presidente Museveni, forte di un vasto credito politico per essere stato il “liberatore” del Paese, è uscito vincitore dalle ultime elezioni presidenziali del 2011 che lo hanno riconfermato per il quarto mandato consecutivo. Per lungo tempo sostenuto dagli Usa, dopo aver rinnegato l’ideologia marxista, Museveni vive però una stagione difficile visto che la fine della guerra sudanese (in cui il governo ugandese sosteneva i ribelli del sud) ha privato l’Uganda della funzione stabilizzatrice nella regione. Le priorità attuali del Paese rimangono la fine della guerra e una conseguente politica di riconciliazione con le tribù del nord, oltre che la ripresa economica.

La situazione ambientale è inevitabilmente condizionata dalla presenza di uno dei più vasti bacini idrici del continente, costituito dai Laghi Vittoria e Albert collegati tra di loro dal fiume Nilo. La sovrabbondanza d’acqua fa sì che il Paese sia uno dei più fertili dell’Africa e che fornisca una costante eccedenza di derrate alimentari. I programmi di tutela ambientale messi in atto dai diversi governi già a partire dal 1952 hanno però subito una battuta d’arresto nel corso degli anni, a causa dei conflitti degli anni settanta e ottanta, con ripercussioni sulla capacità produttiva del Paese.

L’economia attuale si basa soprattutto sui proventi agricoli, con la produzione di caffè che è stata affiancata da quelle di mais, pesce e fiori che hanno permesso una diversificazione nelle esportazioni e più alte entrate. Per lo sviluppo del settore industriale e del terziario si dovrà invece attendere la fine delle guerre nella regione, quando l’Uganda potrà far valere la sua posizione strategica di collegamento tra l’Africa sub-sahariana e quella meridionale.

I primi successi ugandesi in economia non devono far dimenticare che circa la metà del Pil è garantito dalle donazioni internazionali. Proprio per questo i Paesi donatori hanno adottato una politica di maggior controllo sui conti pubblici, spingendo le autorità di Kampala a intensificare la lotta alla corruzione, vera piaga per il Paese ed a ridurre le spese militari, che costituiscono un’importante voce del bilancio statale.

Dal punto di vista sanitario l’Uganda è stata indicata come raro caso di successo nella lotta al virus dell'HIV del continente africano, grazie all’educazione e alla promozione dell'uso del preservativo e della morigeratezza nei costumi sessuali. Nonostante questi sostanziali miglioramenti nella lotta all’Aids, che ora colpisce il 4,1% della popolazione rispetto al 18% del 1990, le condizioni di vita della popolazione risentono ancora pesantemente della guerra, soprattutto nei distretti settentrionali dove è assolutamente impossibile parlare di attuazione del diritto alla salute. Malaria, infezioni respiratorie e diarrea rimangono infatti la principale causa di morte per i bambini con meno di 5 anni. Senza contare che quasi la metà dei due milioni di orfani dell'Uganda sono stati causati dall'Aids.

Anche la politica di scolarizzazione universale sta portando buoni risultati. Dal punto di vista dell'istruzione media, qualche passo avanti è stato fatto: nel 1999 si è arrivati a 6 milioni di bambini iscritti alla scuola primaria, rispetto ai soli 2 milioni che furono registrati nel 1986. Un'impennata arrivò infatti nel 1997 quando la scuola pubblica fu messa a disposizione gratuitamente per quattro figli a famiglia. Attualmente il 66,8% della popolazione risulta quindi alfabetizzata.

Il reddito pro-capite delle famiglie è però ancora molto basso, infatti il 35% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e il Paese non occupa una posizione onorevole nell’indice di sviluppo umano. Di fatto si posiziona al 161° posto nella classifica UNDP 2011 con un indice di sviluppo umano pari a 0,446 e una speranza di vita alla nascita di soli 52 anni.

Nonostante i relativi progressi del Paese, soprattutto nelle regioni del nord, continua a permanere una situazione di emergenza: 25.000 bambini sono stati infatti strappati dalle loro famiglie ed arruolati con la forza o ridotti in schiavitù dall’inizio della guerra, con conseguenze gravi in termini di sviluppo umano e reinserimento sociale.

Luogo specifico

nel Paese

in cui opera

il gruppo

Regione del Karamoja

La regione del Karamoja (costituita dai distretti di Abim, Amudat, Kaabong, Kotido, Moroto, Napak e Nakapiripirit) si estende su una vasta area nella parte nord-orientale dell’Uganda, per una superficie complessiva pari a circa 24 mila kmq (circa il 10% del Paese) e una popolazione nei sette distretti stimata intorno a 1.147.800 (dati UN-OCHA 2010) (la densità degli abitanti rimane comunque tra le più basse dell'Uganda). Gli abitanti del Karamoja appartengono a tre tribù: i Karimojong (Bokora, Pian, Jie, Dodoth, Teuso, Nyangia, Mening, Labwor, Nyakway) i principali abitanti delle catene montuose, i Pokot e i Tepeth che vivono nelle montagne di Moroto e Napak. Per quanto queste persone siano differenti per la lingua e la cultura, esse condividono uno stile di vita socio-economico simile. Sono principalmente allevatori che vivono dell’allevamento semi-nomade (si stimano 1.100.000 capi di bovini e 2,07 milioni di ovini - dati UN-OCHA OPM 2008), e sono tradizionalmente strutturati in un vecchio saldo sistema di potere democratico, a differenza della maggior parte degli altri Ugandesi, che sono fondamentalmente agricoltori stanziali. Il nomadismo dei Karimojong consiste nella migrazione dei clan ogni 2-3 anni alla ricerca di nuovi pascoli; vi è anche un nomadismo stagionale, con migrazione degli uomini con gli animali verso i kraal (rifugi – alloggi temporanei per il bestiame) in montagna, durante la stagione secca. Viene inoltre praticata un'agricoltura di sussistenza, basata soprattutto sulla coltivazione di sorgo e fagioli dall’occhio.

L'intera area è teatro di continui attriti tra le varie etnie, per il controllo delle aree di pascolo ed il possesso delle vacche. Negli ultimi anni le lance sono state sostituite da fucili automatici con conseguente notevole aumento di morti e di feriti da arma da fuoco. Dal 2006 è in corso nella regione un processo di disarmo volontario dei guerrieri Karamajong, concordato fra le autorità locali e l’UPDF (esercito). Questo processo, in realtà, è stato volontario e pacifico solo all’inizio; ben presto si sono registrati episodi di violenza ed abusi dei diritti umani. L’introduzione delle armi ha determinato inoltre spostamenti di popolazione rilevanti, che rendono ancor più precaria la sopravvivenza dei Karimojong, già resa difficile a causa delle ricorrenti siccità e dalla cronica carenza di cibo.

La regione del Karamoja vanta il triste primato dei più alti livelli di povertà dell’intera Uganda e pochi passi sono stati fatti per raggiungere gli obiettivi del millennio.

Approssimativamente più dell’80% della popolazione della regione vive al di sotto della soglia di povertà (con meno di un dollaro al giorno) rispetto ad una media nazionale del 31% (rapporto OCHA 2011). L’aspettativa di vita media della regione è di 47,7 anni contro una media nazionale di 50,4, tenuto conto che l’accesso ai servizi sanitari in Karamoja è solo del 8% rispetto al 59% di media nazionale (MoH 2007 – OCHA/OPM 2008).

Il distretto di Moroto, nella regione del Karamoja, e’ situato nella sezione nord-orientale dell’Uganda. Confina a sud con i distretti di Nakapiripirit e Amudat, a ovest con quello di Napak, a nord con i distretti di Kotido e Kaabong e ad est con il Kenya. Il distretto si compone di 6 sottocontee, copre un’area di 3.538 kmq e conta una popolazione di circa 121.300 persone (proiezione OCHA 2010). Il distretto, per buona parte collocato nella fascia semi arida della regione, e’ costantemente colpito da periodi prolungati di siccità che di sovente causano carestia, fame e conseguentemente lunghe migrazioni in cerca di cibo e di aree per il pascolo.

Dati recenti, emessi dalle Nazioni Unite – OCHA nel novembre 2010, indicano che il tasso medio regionale di Malnutrizione Acuta Globale (Global Acute Malnutrition GAM)  è del 11,8% con il valore più alto registrato nel distretto di Moroto (14,7%). L’incidenza di tale tasso risulta superiore ai parametri di tollerabilità fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (<10%). Inoltre, l’incidenza di Malnutrizione Acuta Grave (Severe Acute Malnutrition SAM) si attesta al 3.5% per il distretto di Moroto.

Secondo il rapporto di sviluppo umano redatto dal UNDP nel 2001 il distretto ha l’indice di sviluppo umano più basso dell’intero paese, pari a 0,24.

Tipo intervento

Sono in corso progetti nel settori:


  • idrico (perforazione e riabilitazione pozzi, costruzione dighe e sbarramenti, formazione personale locale)
  • sanitario (sostegno ai dispensari di Loputuk e Tapac, sostegno reparto materno-infantile dell’ospedale di Moroto)
  • socio-educativo (centro giovani, sostegno infanzia più vulnerabile)
  • agricolo/zootecnico (laboratorio veterinario, scuole agropastorlali sul campo, centro sviluppo rurale multisettoriale di Loputuk)
  • supporto alle realtà locali (case aperte, supporto allo studio)


Da quando è iniziato

Il Movimento “Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo” è stato fondato nel 1972 da Mons. Enrico Manfredini e don Vittorio Pastori, meglio conosciuto in Italia e in Africa come “don Vittorione”.  E’ un Movimento formato da laici cristiani che si impegnano, secondo le proprie possibilità e disponibilità, a testimoniare la propria fede attraverso:


  • un’opera di sensibilizzazione delle comunità Italiane ai problemi dell’Africa e attivandosi per promuovere la raccolta e l’invio di aiuti vari e contributi economici
  • il sostegno (in particolare in Uganda), ai missionari e la giovane Chiesa locale nell’opera di promozione della vita
  • la realizzazione di progetti di cooperazione e piani di sviluppo in Uganda e, dal 2007, in Sud Sudan
  • interventi di emergenza in favore di chi, a causa della guerra o delle carestie, vive e muore in condizioni disumane


Attività svolta negli ultimi sei mesi

In Uganda nel 2012 sono stati realizzati 15 progetti, tre nel settore acqua attraverso perforazione di nuovi pozzi e la riabilitazione di quelli non più funzionanti, la formazione di comitati di villaggio per la cura delle fonti e di meccanici per la riparazione delle pompe d’acqua, iniziata la costruzione di dighe sotterranee e di sbarramenti per la raccolta dell’acqua piovana.

Tre progetti nel settore sanità attraverso il sostegno ai dispensari di Loputuk e Tapac, il sostegno al reparto materno-infantile dell’ospedale di Moroto;

Tre nel settore socio-educativo realizzando e sostenendo un centro giovanile per i bambini e i ragazzi del Karamoja, reinserendo i bambini di strada che provengono dalla capitale, attraverso attività psico-sociali e di sensibilizzazione per l’infanzia più vulnerabile del Karamoja.

Cinque progetti  nel settore agricolo-zootecnico con la realizzazione e il sostegno del laboratorio veterinario di Moroto, tutelando il bestiame, realizzando scuole agro-pastorali sul campo, sostenendo le donne con progetti formativi.

Uno a sostegno delle realtà locali distribuendo cibo e materiali, ristrutturando una scuola e sostenendo i giovani nello studio.

Previsioni per il prossimo futuro Prosecuzione dei progetti evidenziati al punto precedente
Necessità di volontari Si
Necessità di volontari in Italia presso la sede per espletamento attività di ufficio e magazzino e attività di sensibilizzazione attraverso l’organizzazione di iniziative/incontri presso scuole, parrocchie…
Necessità di volontari sul luogo del servizio

affiancamento ai responsabili di progetto presenti in loco

Richiesta: adesione ai principi fondanti dell’organizzazione e una preparazione specifica.